La stagione artistica 2023/24 continua: appuntamento a Verdello (BG)

Dopo l’esposizione di Giugno a Luzzana ed a Stezzano l’Associazione Culturale Con…Tatto d’Arte, nell’ambito del Progetto espositivo 2023 – 2024 presenta, dal 20 gennaio al 18 febbraio 2024 presso il Museo del Territorio – La Fabbrica del Viale di Verdello (BG) via XI febbraio la mostra di una artista spontanea belga e 4 bergamaschi.

VIAGGIO NELL’ARTE SPONTANEA “fermata Verdello” 2024

La mostra a Verdello, realizzata con il patrocinio del Comune e in collaborazione con il Museo del Territorio, intende rappresentare una selezione particolarmente significativa del lavoro di ricerca sull’Arte Spontanea condotto dalla nostra Associazione in questi anni; verranno presentate le opere dell’artista belga Catherine Roelant Beyer e degli spontanei bergamaschi Stefano Campana, Romano Mosconi, Elena Bonini e Gianluca Cantamesse all’interno della importante sede del Museo del Territorio di Verdello dal 20 gennaio al 18 febbraio 2024.

Inaugurazione mostra

Sabato 20 gennaio ore 17.00

Apertura al pubblico:

martedì, giovedì: 8:30-11:30

sabato, domenica: 9:30-11:30 / 14:30-17:00

’Associazione Culturale Con…Tatto d’Arte

 

Biografia

Il mondo di Catherine Roelant (nata a Gand nel 1967) ha a lungo ruotato intorno alla moda, ai vestiti e ai suoi accessori. Immersa fin da giovane nell’ambiente delle creazioni tessili, è stato per lei naturale decidere di studiare in questo ambito. Sceglie l’Istituto Bischoffsheim e la sua sezione di “stilismo”, ma rimane delusa da una formazione basata su modelli su acetato e scritture standardizzate. A suo avviso, quel percorso portava sicuramente più ad una formazione da sarta che non alla creazione di nuove tendenze.

Questa passione la guida nella scelta dei suoi vari lavori: come guida per un profumiere, poi vendita in vari negozi di abbigliamento, fino all’apertura di un suo negozio dove, per cinque anni propone abbigliamento, gioielli, oggetti di decorazione e vecchi mobili rinnovati in uno spazio da lei progettato come luogo di scoperta e di incontri.

Dal 1989 al 2004, si dedica completamente alla vita di coppia, ai figli e ai suoi lavori, mettendo in sordina le sue aspirazioni

artistiche. Alla fine di quel periodo, con i figli Antoine e Lisa ormai in età scolare e un po’ di tempo libero, si iscrive ai corsi di pittura presso le Belle Arti di Cannes, dove risiede. Ma anche qui, la sua sete di creatività si smorza di fronte alle copie di nature morte e altre interpretazioni dei classici museali. E’ pertanto quasi controvoglia e poco convinta che risponde all’invito della scuola che vuole promuovere la sua sezione di incisione.

Invece, contro ogni aspettativa, è una vera e propria rivelazione. Si aspettava una disciplina convenzionale, se non addirittura

tetra, fatta di apprendimento alla Dürer, ma scopre una porta aperta su una miriade di possibilità.

Qual’era la ricetta di quell’alchimia? Lo spirito di apertura del professore che incoraggiava gli esperimenti più audaci… una tecnica particolare che richiedeva di agire con rapidità, spontaneità, senza rimpianti… l’aspetto ludico di quel metodo… la fluidità e la lucentezza dei colori di stampa… oppure la magia della stampa di Antibes che aveva immortalato le ricerche di Joan Miro? Senza dubbio, un po’ di tutto ciò. Nell’atelier di incisione di Antibes e successivamente alla Marcotte di Beloeil, soffia un vento di emulazione. Ognuno ricerca, sperimenta e inventa. Più che atelier, sono di fatto laboratori artistici.

Sono ben noti diverti tipi di incisioni: dalla puntasecca all’acquaforte, con procedimenti come l’acquatinta o l’acquaforte in bianco e nero. Esistono numerosissime tecniche, dalle più costose alle più accessibili, che combinano la chimica di acidi e solventi con ingredienti culinari come lo zucchero o il sale. Ma… una domanda: conoscete la collagrafia?

La collagrafia, da non confondere con la collografia, è una tecnica degli anni ‘20 che utilizza la colla per creare la matrice (Catherine utilizza colla per piastrelle). Ciò permette di combinare “negativo” (incisione in rilievo nella colla ancora fresca) e “positivo” (possibile apporto di materiali vari). Queste combinazioni consentono una moltitudine di sperimentazioni di una ricchezza infinita. Dopo la verniciatura e l’asciugatura, la matrice è pronta per la stampa a la poupée (ovvero con tutti i colori in un solo passaggio). Catherine inchiostra a pennello per i tratti e con il palloncino per le superfici. Questo procedimento consente la tiratura di una decina di stampe tutte diverse tra loro. Quindi uniche. Gli inchiostri per incisione hanno permesso a Catherine di far evolvere il suo lavoro, dalla sobrietà dei toni del mare del nord ad un universo più vivace e colorato, grazie all’aggiunta di toni di Terra di Siena diluiti, che armonizzano i colori e conferiscono loro un aspetto patinato. L’incisione è per l’artista un enorme boccata di aria fresca, un invito a provare tutto in totale libertà, senza temere lo sguardo degli altri… un vero e proprio svuotamento della mente, che le permette di sentire intensamente e visceralmente i colori e i materiali.

L’incisione è per lei, innanzitutto un gioco e quindi il percorso ideale per ritrovare l’incoscienza dell’infanzia persa troppo presto.

Catherine aveva sette anni quando morì sua madre. Da un giorno all’altro, dovette diventare forte e indipendente. È per aver ritrovato la gioia spensierata della bambina di un tempo che scelse di prendere il cognome di sua madre – Beyer – come pseudonimo d’artista. Nelle incisioni, i mostri non fanno più paura e se hanno grandi denti è solo per ridere di più. Da perfetta trilingue, Catherine si muove con disinvoltura dove la vita e le sue opportunità la portano: da Gand à Bruxelles o da Antibes a Beloeil, per poi stabilirsi da una decida d’anni a Genval, nella periferia di Bruxelles. E’ li che Catherine vive e crea, talvolta anche a quattro mani, con la figlia Lisa. Le pareti sono le cornici di un piccolo museo che espone tutti i suoi colpi di fulmine: un insieme di piccoli formati, molti dei quali in bianco e nero; scambi con amici artisti o artisti amici… una vera ode all’arte singolare.

È a Beloeil che scopre ciò che si è soliti definire “Outsider Art”. Nei dintorni esistono numerosi centri per adulti con disabilità nei quali i laboratori di pittura sono in piena effervescenza. Catherine, che gestisce laboratori creativi per bambini, accoglie regolarmente anche i pazienti di quei centri. Se dovesse scegliere solo una delle numerose attività che hanno segnato il suo percorso, sarebbero proprio questi laboratori a lasciarle i ricordi migliori. Spezzare i codici per ridare fiducia ai bambini e agli adulti emarginati o non scolarizzati è molto più di una sfida per lei. “È in questi laboratori e con questo pubblico che mi sono davvero sentita a casa”, ci confida. Accanto agli artisti singolari, si può notare un’eredità delle arti primordiali.

Alcune delle sue sculture e assemblaggi evocano il culto vudù (con totem, ceneri e piume), una reminiscenza tribale che da sempre l’affascina. Il movimento CoBrA* con Appel e Alechinsky la nutre come Basquiat o la Street Art. Dal lato forse un più oscuro della sua personalità, l’astrazione di un Richard Nonas o di un Anselm Keifer la commuove fino alle lacrime. Tuttavia, i suoi gusti eclettici non vanno oltre il dopoguerra. Se trova Vermeer sublime e ammirevole dal punto di vista tecnico, non prova alcuna emozione di fronte ai suoi dipinti.

Ed io… che cosa mi commuove davanti al lavoro di Catherine Beyer? Più dell’audacia delle sue ricerche, della ricchezza della sua tavolozza, della sottigliezza dei giochi di materie e della sincerità del suo approccio, ciò che mi tocca e che ammiro nel suo lavoro è questa rara qualità di freschezza giovanile unita alla profondità del pensiero. Tutto il suo lavoro, sia le incisioni che le sculture, è un concentrato di creatività spontanea attraverso uno sguardo disarmante di umanità.

Catherine Schmitz

• CoBrA è un movimento artistico del dopoguerra (1948-1951) con sedi a Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam.

 

Catherine Roelant Beyer Lavori